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Le Rose, used to say I like Schumann

Maggio 19, 2009

Ore 14.30 di un sabato, Rai Uno, Mauro Micheloni e Isabel Russinova introducono il nuovo duo rivelazione. Sono italiani, lui/lei, vestono plastici blu elettrico sopra fucsia, la classifica li spara dritti fra Vivien Vee e i Mondorhama, sempre se domani Seymandi non avrà da smentire. Flashback, meglio, trattamento crioterapico a scongelare direttamente dalle vacanze sintetiche dell’83: Le Rose sono fra noi, Mi dice sì e Schumann i brani del singolo, Pippola Music la scuderia, venerdì 22 maggio 2009 (!) la data di uscita.

Andrea Noce e Flavio Scutti sono stati scovati a Roma dalla label fiorentina, tra le poche a pensare in grande con un proprio scouting personale e la distribuzione spagnola di Elefant -oltre che una partnership internazionale con le edizioni EMI- nonché attenta in particolare all’immaginario sensoriale che una data band può suscitare: come i Sessanta da sbarco per Fitness Forever, l’optical retrò dei Superpartner a vestire il… cardigan, il folkpop easy-boscaiolo in quota al songwriting Annie Hall, e ora l’eleganza’80 secondo Gazebo nelLe Rose.

Conciati da arlecchini camerini un po’ Andy Bluvertigo un po’ meno esagerati dei Freakout nel servizio fotografico ufficiale, e appena pallidi à la Cure allo scopo di far risaltare i reciproci rossetti, i due sono distanti comunque dal cliché che li vedrebbe pura estetica, sapendo sfornare fin dall’inizio due brani “delicati, ma con le spine”, di “impareggiabile popolarità” come il fiore da cui prendono nome, un’artificiale rosa blu che guarda più agli algidi club che a Michele Zarrillo. Mi dice sì è da tempo protagonista degli ascolti in ambasciata, fin dalla sua versione demo, con Andrea che recita Antonella Ruggiero nei Matia Bazar sanremesi, virandola minimal in climax ascendente: trama morbosa e anticipatrice delle tendenze odierne, “avrei bisogno di conoscerti, concediti perché domani partirò / che breve, intenso momento”, il testo conosce svariate implicazioni, “hai le canzoni a scelta come un jukebox / mi farai innamorare del primo che mi capita” nel ritornello colloso, da non sottovalutare la portata del groove di tastiera a certificare il set and setting ideale, “incandescenti parole inutili / sarà che qui si viene per lasciarsi fare”. In pratica le credenziali verso il successo ci sono tutte.

Vacue ma sincere invece le liriche di Schumann, adatte a supportare il motore del pezzo, la grande tradizione del synth italo che nel breve volgere di qualche anno ha fatto crescere e poi appassire fiori come Valerie Dore, Diana Est e Carrara: è Flavio ora sotto i riflettori con la sua esse caricata a diventare zeta, un difetto pronunciato che scivola nel gay pop tra groove Righeira, cori e produzione Fabrizio Massara style, a un certo punto un pianoforte più umano, più vero come avrebbero potuto suonarlo Stephen Schlacks o Richard Clayderman nella sigla di TG L’Una…

L’album registrato al Larione10 uscirà a ottobre, sul myspace ci si è potuti fare un’idea anche di Non devi piangere, ovvero Viola Valentino e Riccardo Fogli quali disegni di Peynet sulle riviste Bella, e di Meteo, electrolounge “midi” dal canto irregolare che evoca senza nominarli i colonnelli Bernacca e Barone con le loro lettere di alta e bassa pressione, quello che basta per ingolosire la parte di noi che rifiuta il passare del tempo e attende con nonchalance la rivincita cyber di Albano e Romina: se si guardano negli occhi, è fatta.

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Le Rose - “Schumann” (anteprima esclusiva per Italian Embassy, courtesy Pippola Music)

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