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Piet Mondrian, meglio del telegiornale

Stavolta li prendo per tempo. Ho messo un po’ prima di smaltire -in senso buono- “Ci diamo allo sperimentale?”, l’esordio dei toscani Piet Mondrian, che già è tempo di nuovo disco. Michele Baldini e Caterina Polidori hanno siglato con Urtovox l’uscita del nuovo lavoro “Misantropicana”, l’11 settembre: domani sempre da Unomundo in anteprima i Dilatazione, venerdì l’atteso EP di rientro per i Numero6.

I due ripartono da dove erano transitati, la splendida Report 1 campeggia in apertura (era forse un demo, quell’ep? no.) con tutta la sua “indolenza cinica e perversa”, ipsa dixit, misantropia ma anche soprassedere decadendo. Archi e fiati, inediti, li arrangia Wassilij Kropotkin -già al fianco di Samuel Katarro- e sono un viatico alla comprensione di un modo di scrivere e di fare musica intelligente e originale, almeno di questi tempi.

Boogie woogie è già la nuova Report, nel lucido minimalismo anticonvenzionale, chirurgica anche nei timbri monotòni: la sindrome da estinzione può essere un’arma a doppio taglio, come nell’offlaghiana e bassistica Apocalippo che appare già ascoltata, in luogo di altri elementi legatissimi ai testi, lo snobismo altero di Battiato con le soluzioni pronte di Ferretti (Lascia perdere, che ha una sua forte e sottile armonia)… Ho votato Lega è un patchwork-Curami spinto dall’incredulità alto-toscana e tenta di spiegarne sfighe private, dopo il disco difficile e unico di Alessandro Fiori la label di Paolo Naselli Flores insiste sul territorio e nel medesimo bacino d’utenza, quello del pop autoriale in free speech -Un corpo verso i Perturbazione- poiché “la crisi attende facce nuove” e due potrebbero essere proprio le loro: movimenti iterativi a chiedere un senso con accelerate plebee di chitarra (Credo che per natura l’uom sia così), nell’intima familiarità sta una delle chiavi (Forse questo è amore, come Bianconi e Rachele), blues a due corde quale La situazione e manifesti sconfittisti a nome Il chiacchiericcio da cortile, a vita bassa… Humphrey Bogart in dicotomia fra narrazione e rock, e Dogma contro le scelte umane terminano un’opera magari non sempre immediata, ma dove l’abbondante profusione di cervello e verità non va a scapito di un concreto sentire musicale. Davvero, si cercano teste e facce nuove? Queste due sono buone, molto buone.

Piet Mondrian – “Apocalippo

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