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Penisola deserta / Davide Rastelli

Giugno 8, 2009

Davide Rastelli suona come Mr.Brace, produce dischi con Tafuzzy Records, organizza ogni fine agosto concerti al Castello degli Agolanti di Riccione, i Tafuzzy Days e relative compilation. Si è occupato di demo per SentireAscoltare e ora scrive di musica sotto pseudonimo per un’importante rivista del settore.

 

Nonostante negli ultimi dieci anni abbia ascoltato quintalate di musica prodotta in  Italia sono pochi i dischi a cui concederei questo “finchè morte non ci separi” che è l’isola deserta. Con la prospettiva dell’eternità non trovo adeguato scegliere quello che già conosco. Se capitasse davvero una situazione simile sceglierei solo un paio di dischi. Per gli altri mi farei consigliare qualcosa che non conosco da amici di fiducia. Se poi non mi piacessero potrei comunque giocarci a frisbee o utilizzarli per la produzione di scratch e campioni. Di seguito le regole che mi sono autoimposto per la scelta di questi magnifici dieci:

1) Se dischi italiani devono essere che siano cantati in italiano.

2 ) Nulla che abbia prodotto con la mia etichetta o al quale abbia preso parte nella realizzazione.

3) Tra gli artisti che hanno prodotto dischi nell’ultimo decennio e che amo ci sono Afterhours e Tre Allegri Ragazzi Morti. Li ho esclusi perché i loro dischi che preferisco sono quelli pre-2000. 

2000 - Vinicio Capossela - Canzoni a manovella

Enorme e senza tempo. Per Vinicio fu il definitivo passaggio dalla figura di talentuoso cantautore derivativo a quella di personaggio puramente letterario in grado di incarnarsi nelle proprie romantiche, grottesche e goliardiche canzoni/storie. Stimolato da questo disco approfondii le letture di Cèline, Jarry e Fante. 

2001 - Bugo - Sentimento westernato

Quando ascoltai questo disco ero ancora in pieno innamoramento per Beck, lo-fi, hip hop avariato, blues-punk distorto e varie scuregge analogiche. Bugo è stato il primo a unire così bene il cantautorato italiano a quel mondo che amavo. Nonostante all’epoca nutrissi ancora dubbi sulla sua credibilità come artista ricordo che per mesi non feci altro che rompere le balle a tutti suonando e cantando continuamente Sei bella come il dì e Vorrei avere un dio

2002 - Perturbazione - In circolo

Quando vidi il video de Il senso della vite presi subito appunto mentale dell’esistenza di questa interessante e atipica formazione italiana. Per l’amore bastò aspettare Agosto. Con la mia ragazza non ascoltammo altro per lungo tempo. Ancora oggi se  mi chiedessero  quale disco che rappresenta meglio l’indie italiano, “In circolo” è il primo che mi viene in mente.  

2003 – Fabio Viscogliosi – Spazio

Piccolo gioiello semi-sconosciuto di un artista che nonostante canti in italiano e porti il nome che porta in realtà è francese. Un disco di pop raffinatissimo che amo ascoltare quando sono solo in casa a sbrigare faccende. Battisti come lo rifarebbero i Blonde Redhead, soluzioni minimali tra loop di Eno e ritmi base Kraftwerk. Da riscoprire. 

2005 - Maisie  - Morte a 33 giri

Gli snowdoniani Maisie per la prima volta in italiano con un frullato di pop music fatto di mille citazioni e continue tensioni tra vertici opposti: sotto e sopra, trash e poesia, televisione e cinema, attualità e memoria, disco-dance e salmi doom-folk, paese e spaesamento. L’inverno precoce potrebbe essere la più bella canzone italiana di questo decennio. 

2005 – Bachi Da Pietra – Tornare nella terra

Con questo lavoro ha inizio uno dei percorsi artistici più singolari e interessanti che l’Italia abbia mai partorito. Giambeppe Succi e Bruno Dorella decidono di scavare nella struttura del blues, delle ritmiche tribali, dell’animo e della coscienza umana. Un pugno nello stomaco di cui esser inspiegabilmente grati. 

2005 – Babalot – Un segno di vita

Il più bravo cantautore dai tempi di Rino Gaetano? Due soli dischi. Uno più bello dell’altro. Scelgo il secondo perché ha più canzoni e perché ha una produzione casalinga che mi piace di più. E’ una lunga serie di brevi spot fulminanti. Canzoni con quattro righe di testo che ti mettono completamente al tappeto.  

2006 - Numero 6 – Dovessi mai svegliarmi

Non è facile trovare melodie accattivanti, arrangiarle con gusto equilibrato e mai banale, scrivere testi letterari che sappiano lasciare il segno risultando lievi. Non è facile ma ai Numero 6 è riuscito benissimo e “Dovessi mai svegliarmi” è sicuramente uno degli ultimi gioielli nascosti del pop italiano. All’epoca Da piccolissimi pezzi era continuamente in loop. 

2009 – Uochi Toki - Libro audio

Loro sono i Uochi Toki. Poco altro da dire. Andava scelto un disco. Scelgo l’ultimo. Uno perché devo ancora ascoltarlo bene. Due perché da subito mi è sembrato straordinario e mi viene la pelle d’oca quando ascolto certe elucubrazioni o digressioni di Napo. Tre perché musicalmente (?) è comunque più piacevole comunicativo di altri. Dettagli. 

2009 – Dente – L’amore non è bello

Non potendo portare sull’isola un disco di Battisti “L’amore non è bello” sarebbe un ottimo sostituto. Inoltre ci si guadagnerebbe la possibilità di sorridere delle arguzie un pelo ruffiane e dei giochi di parole di cui Dente è gran maestro come se si avesse sempre un amico al fianco. E poi metti il caso che l’isola non sia deserta e si incontri una bella indigena, quale disco migliore per circuirla?

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