Top

Paloud, Taglio di Po (RO), 15.8.09

Agosto 19, 2009

“Guagliò, che ve site persi”, stava scritto su un cimitero di Napoli all’indomani del primo scudetto targato 1987. Con le debite proporzioni, lo stesso si può dire agli scenester assenti lo scorso ferragosto a Taglio di Po, che al riconoscersi nelle iniziative eccellenti fatte con poco hanno preferito intasarsi nella tamarrata della diga o temere i posti di blocco all’uscita dalla città: di quelle cose da aspettare per un anno, difficile immaginarle ancora perfettibili… “Paloud” è l’insegna trovata al compleanno di Nicole, che ha messo a disposizione la propria villa a pochi passi dal Fiume e dal confine regionale per un ritrovo di numerosi amici e conoscenti, contrappuntato dalle note di tre progetti musicali di rilievo e da un nugolo di attenzioni assai piacevoli: gran parte del merito va al cavaliere, Andrea Mancho Mancin (My Awesome Mixtape, Moltheni), che si è sobbarcato l’onere di un’impeccabile organizzazione –con comunicazione annessa- durata alcuni giorni, ritrovandosi operativo anche nella fatica notturna e del giorno dopo.
Ma andiamo con ordine: la Post Bong band degli Eterea, scelta a musicare la serata, mi preleva in laguna sud alla metà di un pomeriggio torrido. A bordo del furgone mosso da Schio si scende la Romea tra lazzi, parole sul futuro e Amon Tobin a spingere dall’autoradio: quando si arriva a destinazione i cancelli del paradiso sono tosto spalancati. Appena dentro scorgiamo il palchetto dove Maolo Torreggiani in versione Quakers And Mormons testa l’impianto; sulla destra tre divani, Nicola Calorifer viene incontro, prime risate e scherzi all’apparizione del “padrone di casa”, Nicole s’indaffara alla cassa per introitare le prime richieste di spriz e mojito a prezzi ultramodici. C’è Olli dei Fake P che hanno appena terminato le registrazioni del secondo disco, Sara dei Pilar Ternera, un amico di Torino che non vedo da una vita mentre si attende il numeroso contingente proveniente da Rolo (Reggio Emilia) capitanato da Pelòdia. Tutto appare come realmente è: una magnifica giornata estiva che volge al tramonto fra promesse di suono, azzeramento dei pensieri, una piscina con temperatura miracolosamente costante dell’acqua e una griglia che comincia ad arrostire le prime salsicce mentre sul gazebo fanno bella mostra cubetti di mortadella e strane patate fritte. E’ un evento privato, ma quanto vorrei fosse la routine settimanale… I salvifici fazzoletti antizanzara accompagnano il primo degli act, quello di Q&M previsto per le 20.30: Maolo da solo alle macchine come fosse una consolle, spara basi e rappa alla sua maniera, umori jazz e klezmer fanno da sfondo alla “sua” New York che campiona Miles Davis e respira internazionale. Peccato per la staticità, le canzoni sono davvero riuscite ma il golden boy di Bologna dovrebbe trovare un sistema per renderle appetibili anche nella parca dimensione live: magari dei visual a tema, col buio, e una postura meno fissa, con microfono mobile da vero mc… Poco male, nell’aria restano belle vibrazioni grazie ai suoi pezzi, per quanto anche l’apparato fonico ne tronchi le velleità basse appiattendo l’output oltre il lecito. La convincente sonorizzazione del cambio palco affidata a Ummer e Francesco Mancin, con tracce dal presente e dal passato, introduce una reunion molto attesa dal popolo indie polesano, quella dei Juxtabrunch: per onor di cronaca confermo come mai mi siano parsi interessanti, trovando altresì grossi cambiamenti in positivo nella scrittura nuova di Nicola Donà per il suo “termosifone molto caldo” e nelle capacità strumentali di Mancho. E anche la serata tagliolese non mi fa cambiare idea sul loro rock’n’roll (né sul rock’n’roll in genere), al netto di un paio di soluzioni interessanti è uno di quei casi in cui le parti separate funzionano meglio dell’esperienza che le ha generate: ma l’importante era vedere negli occhi degli amici la felicità per quei minuti, che ha fatto sì di partecipare a un momento unico, aria di Mirò… Dopo un bel po’ di preparazione, una playlist costruita al momento e le tute bianche indossate sopra abbigliamento di stagione salgono on stage gli Eterea, vicini all’uscita del proprio concept “Epyks #1” sulla comunicazione: Mentina ad aprire le danze e poi Cavalcata 1, e gli altri brani a pescare anche dal repertorio di “La chiave del 20” (Scle-dance, Bada ai lamenti, Brus bros) e “La vita vale troppo per girare con una felpa scadente”, oltre a qualche logica improvvisazione sul tema. Il pubblico si assiepa davanti al palco, i rolesi pogano e GG Funcis li guarda spiritato cambiando espressione a ogni movimento governato dalle sue tastiere: dalle casse sgorga un fluido avvelenato -virtuosismi di chitarre, percussioni in trance e cambi di fronte continui- favorito anche da una situazione sonora migliore di prima. Si scollina la mezzanotte quando i quattro vicentini sono ancora sulla pedana, richieste di informazioni e di dischi coronano la discesa chill con il set electroide di Accento Svedese e i capannelli notturni: GG e l’ambasciatore si gettano nell’acqua per tornarne rigenerati, pronti alla battaglia di pallonate e ai primi saluti destinati a chi rincasa. Sarà un’esagerazione, ma (concerto dei DiD + Shirt vs. Tshirt a parte) da tempo non si riusciva a passare un numero continuativo di ore sotto il segno di “tutto al posto giusto”, e non può essere stato un caso quanto piuttosto un progetto ben riuscito che meriterebbe sviluppi ravvicinati nei mesi: non fosse che ancora non si è arrivati alla grande conquista dell’umanità, una primavera di dodici mesi…

Condividi:
  • Facebook
  • Print
  • PDF
  • del.icio.us
  • Digg
  • Google Bookmarks
  • MySpace

Comments

Comments are closed.

Bottom