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Andrea Sbaragli, non solo promoter

Novembre 23, 2009

A corollario della pubblicazione della compilation A Buzz Supreme 2009, Andrea Sbaragli che dell’impresa di promozione è contitolare interviene su Italian Embassy a proposito dei moventi ispiratori della sua attività, dei risultati raggiunti e dei meccanismi che le band devono affrontare per riuscire nell’affollato panorama contemporaneo. Giusto sotto, il dialogo integrale.

Cosa è cambiato per te dall’operare in una struttura consolidata all’appoggiarsi alle sole proprie forze? È un invito a mettersi in proprio?

Sicuramente il passaggio da una situazione consolidata, ad una nuova società, dove in poco tempo abbiamo dovuto costruire tutto da zero, è stato molto duro. Ma è stato un passo inevitabile, quando mi sono reso conto che non avevo altra scelta per mettere in pratica le tante idee che avevo per affrontare il grande cambiamento in atto nel mondo musicale. Per questo ho deciso di unire le forze con un amico e “collega” storico, Fabio Vergani, che come me voleva affrontare i cambiamenti del mercato con una mentalità attiva e propositiva, nella convinzione che il cambiamento potesse portare con sè un rinnovamento positivo ed estremamente creativo. Stiamo vivendo una trasformazione del mercato musicale come mai accaduto in passato, e nella crisi radicale del settore, oggi ha senso proporre delle sperimentazioni che anni fa sarebbero state impossibili. L’esperienza mia e di Fabio, maturata in tanti anni in diversi settori del mondo musicale, ci permette di affiancare i musicisti ed i vari partner proponendo una serie di servizi di volta in volta calibrati sui bisogni dei nostri interlocutori. A Buzz Supreme è una società che si muove tra la promozione, il management ed una moderna concezione dell’editoria musicale.
Ci piace sperimentare, proponendo agli artisti una nuova mentalità, ma dall’altra parte ci possiamo comportare anche da ufficio stampa “classico”, lavorando insieme ad etichette e distributori discografici.
Oggi che, con il crollo delle vendite dei dischi, le case discografiche in molti casi non possono più garantire una adeguata promozione ai loro prodotti, e che spesso il loro business maggiore è la vendita dei dischi all’artista stesso per la vendita ai concerti, l’autoproduzione completa rappresenta una valida alternativa.
Sembrerebbe quasi un ritorno ai primi anni ‘80, quando muovevo i miei primi passi nella musica e le etichette indipendenti ancora non si erano diffuse. Ma la magnifica esperienza delle etichette indipendenti non andrà perduta, deve soltanto trovare nuovi equilibri  con quello che sarà il mercato musicale futuro.

Come scegli i “tuoi” artisti e quali caratteri devono avere per lavorare con ABS? Ricevi molte richieste oltre a quelle che vanno in porto?

C’è un risultato che rispetto alle prospettive di partenza ti ha reso orgoglioso di poter dire “ho visto lungo”? E su quale ti saresti invece aspettato maggiori riscontri di critica e/o pubblico? Quanto conta lo scouting nella promozione musicale?

Fin dall’inizio ci siamo divisi tra la nostra attività con l’Italia e l’estero. Abbiamo cominciato come ufficio stampa di etichette come Cooking Vinyl e Righteous Babe, con cui Fabio stava già lavorando. Il fatto per me di perdere la promozione di etichette come Sub Pop e K7 per le quali avevo lavorato per anni è stato “affettivamente” difficile da superare. Ma l’entusiasmo per la nuova sfida è stato alimentato a livello italiano, con la stima di etichette con cui avevamo già collaborato in passato come Black Candy e Trovarobato. Inoltre poter rappresentare artisti di valore assoluto come Beatrice Antolini e Samuel Katarro sono stati una spinta iniziale fortissima. Col passare dei mesi, la nostra impostazione ci ha procurato nuovi contatti ed abbiamo cominciato a proporre il nostro supporto all’autoproduzione. Fino alla primavera di quest’anno quando abbiamo creato il Consorzio Utopia, che all’interno di A Buzz Supreme, si rivolge proprio alle autoproduzioni, come quelle di Baby Blue, Ka mate Ka ora, Petrina, Muriel.
Oggi riceviamo molte richieste di collaborazione, ma abbiamo scelto di lavorare solo con pochi artisti ogni mese. Per adesso questo è l’unico modo per noi di garantire un lavoro di buon livello qualitativo e abbastanza prolungato nel tempo. E’ molto importante che la musica dei nostri artisti ci piaccia, ma è altrettanto importante che gli artisti siano aperti alle nostre idee e collaborativi nel percorso comune.
Oggi siamo felici degli artisti con cui abbiamo collaborato. Con alcuni siamo riusciti ad arrivare anche oltre le nostre aspettative, con altri sappiamo di poter fare ancora molto.
Per noi è molto importante credere nei progetti che rappresentiamo. La passione e la convinzione sono sempre gli strumenti più convincenti nei nostri rapporti con i media.

Se dovessi suggerire a una band un mezzo di investimento delle proprie energie extramusicali, sarebbe il web, la carta, la radio, i concerti, la distribuzione digitale…?
Oggi dico sempre che la prima priorità per un gruppo deve essere quella dei concerti. Se dell’etichetta discografica o delle vendite nei circuiti classici, puoi accettare la crisi, è indispensabile avere una attività il più continua e diffusa dal vivo. Oggi per un gruppo emergente è difficile poter contare sull’appoggio di una agenzia di booking. Anche qui il metodo più sicuro e concreto è quello della autoproduzione, alzare il telefono e chiamare, magari rappresentando più gruppi con esigenze simili. Uscire con un disco di debutto e trovare una agenzia di concerti è oggi molto difficile, anche ottenendo una importante esposizione promozionale. Siccome l’interesse si coagula col tempo, il fattore “concerti” risulta essere un catalizzatore importante nei mesi prima e dopo l’uscità. Anche il settore dei concerti è comunque un settore soggetto a grandi cambiamenti.
Per la promozione, personalmente sono molto interessato alle potenzialità del web, cercando però di utilizzarlo in modo creativo, per il suo potenziale di veicolare contenuti.
Sei anche editore, caratteristica che ti distingue da altre imprese consimili: c’è ancora un “mercato” dei diritti che possa dirsi tale da soddisfare almeno il fatto di non andare in perdita?

Più di 10 anni fa mi fu chiesto di occuparmi di edizioni, ma accettai con il patto di sviluppare il mio nuovo ruolo, con una attitudine molto propositiva. Oggi sono più che mai convinto di questa scelta. La ricerca di utilizzi per la musica che rappresentiamo è molto importante, anche in un momento dove gli spazi sembrano essere molto ristretti.

Quale artista vorresti bussasse alla tua porta domattina per chiedere di collaborare?

Ho lavorato in passato con molti artisti di cui sono stato fan. Siccome spesso i risvolti umani difficilmente sono stati all’altezza delle aspettative, credo di essere molto più attratto dagli incontri con gli artisti che non conosco ancora, ma con cui col tempo si riesca ad instaurare un rapporto umano e professionale profondo. La soddisfazione di arrivare lontani con un progetto coltivato negli anni è grande.

Lavori anche come ufficio stampa per grandi rassegne soprattutto toscane, come Rock Contest, probabilmente l’unico concorso utile in Italia: come mai negli anni è stato l’unico a lanciare talenti (Offlaga etc)?

Prima di lavorare concretamente con la musica ho trasmesso a Controradio per più di 15 anni. Ho vissuto da vicino e da dietro le quinte la nascita di questo concorso e la sua storia (ci ho pure suonato, come la maggior parte dei gruppi musicali fiorentini da 25 anni a questa parte). La forza del Rock Contest è stata la passione di chi lo ha organizzato, pari solo a quella di chi vi ha partecipato. Poi importantissimo per il profilo del concorso è stata la sua estrema trasparenza e che non sono mai stati chiesti soldi ai gruppi pe partecipare. Con nuovo corso degli anni 2000 poi è diventato un concorso a carattere nazionale, conservando sempre le sue caratteristiche iniziali. E’ uscito da poco un libro che ne racconta la storia. Una bella storia.

Preferisci/è più stimolante lavorare con autori affermati (cfr Mariposa) o con debuttanti da “costruire”?

La magia è poter vivere questi due momenti con lo stesso gruppo di persone. Ho avuto la fortuna ed il piacere di aver collaborato coi Mariposa dagli inizi della loro carriera. Il loro successo meritatissimo col il nuovo disco è stato costruito in tanti anni col loro impegno e la loro genialità, anni in cui ho cercato sempre di poter essere concretamente vicino al gruppo. Ricordo ancora la sera in cui rimasi folgorato dal “Dio Pantofola” del loro primo disco e di aver creduto subito in loro. La loro affermazione odierna è una dei successi che più mi hanno riempito di gioia ed orgoglio… e di stimoli per quello che potranno ancora darci.

A Buzz Supreme non è certo solo un ufficio promozione e non è una etichetta discografica, o solo un editore. Credo che il modo migliore di presentare il nostro lavoro nel 2009, sia la raccolta dei brani che trovate in anteprima su Italian Embassy. Una raccolta che è il nostro ringraziamento agli artisti che hanno collaborato con noi.

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Comments

One Response to “Andrea Sbaragli, non solo promoter”

  1. A Buzz Supreme, la compila 2009 | Italian Embassy on Novembre 23rd, 2009 20:01

    [...] A corollario delle selezioni, Andrea Sbaragli che di ABS è contitolare ha commentato lo status quo della propria attività, con attenzione al development delle band e alle iniziative collaterali: il dialogo con l’Ambasciata si trova nella rubrica “Dentro e fuori la scena”. [...]

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