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Unità di produzione

Dicembre 23, 2008

Ormai vi abituo alle premesse. Ho amato alla follia “CRX” dei Casino Royale (“il più bel disco del 2006 fatto nel 1996″, disse mi pare Renzo, a fronte del loro ultimo disco, così ’93) ma da nichilista non speranzoso mai ho creduto fino in fondo allo storico inciso “ogni stop è solo un altro start”. Da queste parti il milanesissimo concetto di “chance” in luogo di una pragmatica, welfaristica “certezza” non ha mai attecchito. Quindi, dal recente giorno della mia tardiva uscita da EPolis (la catena di quotidiani free che mi deve circa 8mila euro non pagando le collaborazioni fin dal luglio 2007), non si sarebbe potuto parlare di salto nel vuoto solo perché già vi ero dentro.

Imparai a leggere a tre anni, grazie alle lettere magnetiche e alla sterminata libreria di casa, ma non escludo di aver blandamente compulsato anche l’austero font di quel giornale quotidiano che mia madre andava a distribuire la domenica nelle frazioni di campagna, ai pochi lettori sicuri stanziati da quelle parti. Lo stesso giornale che trovavo dispiegato sopra i tavoli nella sezione del partito in calle Padovani, affisso alla bacheca in piazza, sotto il braccio dello zio ogni qualvolta nei sabati di settembre si andava in Emilia ad ascoltare il comizio di un mio celebre omonimo. Il quale omonimo, va da sé, mi prese in braccio e autografò proprio uno di quei fogli all’inaugurazione di una sede nel Polesine, il 1° maggio 1984: un mese dopo lui non ci sarebbe stato più e oggi qualcuno ancora ne parla con rimpianto.

In età più avanzata, L’Unità comparve sempre più spesso nella nuova casa, in virtù del restyling che la portò a sdoppiarsi, a regalare figurine e vhs, ad ospitare firme illustri con cui trovarsi d’accordo sulla impervia strada che aveva preso il Paese. Qualche scricchiolio quando la riga sotto la testata diventò blu, come al tempo del congresso ’95 che sancì il pappaeciccia con gli avvocati e Berlusconi applaudito dai delegati del Pds; ma anche l’appuntamento quotidiano con il meteorologico Michele Serra, “dov’è Wally?” e le copie storiche da incorniciare e archiviare. Fino a quando, per un po’, il quotidiano fondato da Antonio Gramsci nel 1924 sparì dalle edicole a seguito di una crisi economica interna, per pubblicare simbolicamente sul web: da lì la risalita, con Furio Colombo, Antonio Padellaro, e ora Concita De Gregorio, Daniela Amenta, Renato Soru e un nuovo format(o), pure disegnato da Sergio Juan di Cases a Barcellona.

Quando mio padre -con cui mai ho vissuto e del quale non porto il cognome- venne a mancare nel 2002, appresi da mia madre, già artefice di “diffusione domenicale straordinaria” (si diceva così, lo ricorderà Max Collini degli Offlaga) in gioventù, che gli adesivi STAMPA collocati sulle sue sempre più recenti Peugeot erano dovute all’aver fatto da corrispondente per la medesima pubblicazione, prima di occuparsi specificamente di politica della pesca. E dalla sua eredità ricavai le copie che nel 1964 scandirono l’agonia di Togliatti, ora accostate ai tragici fatti padovani di vent’anni più tardi.

Se la formazione di una persona passa anche dalle letture, dagli orientamenti, dalla pratica quotidiana con l’informazione e le opinioni, certo si può dire che l’Enrico o l’enver che conoscete derivi anche da quelle stagioni di abbrivio infantile a una politica ingessata, di pubbliche manifestazioni tardoadolescenziali, dall’aggrapparsi alle pagine in momenti di forte disincanto per chi quelle pagine continuava a finanziare.

Ecco solo alcuni dei perché della mia commozione odierna, quando a pagina 3 dell’Unità, accanto alle firme prestigiose di Marco Travaglio e Sergio Staino, compare la mia di carneade, intenta ad ottenere risposte da Vasco Brondi / Le Luci della Centrale Elettrica. Non credo tale stato di beato autocompiacimento verrà meno col proseguire dell’esperienza, in quella o altre pagine interne, nè se la mia vicenda professionale di attuale freelance compirà un’escalation (sono prossimo all’età della pensione senza averla mai maturata…) verso qualcosa di più “fisso” e seriale: dimostrare ogni volta di esserne all’altezza, di ripagare la fiducia e di non “scomparire” dirimpetto alle firme di chi mi accompagna nella pagina, sono gli imperativi categorici per restare in quello che se non è un punto d’arrivo è sicuramente una grandissima gratificazione morale. Per intanto, grazie ai colleghi redattori di EPolis che mi sono sempre stati molto vicini, e soprattutto GRAZIE L’UNITA’ che mi ha accolto!

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Comments

2 Responses to “Unità di produzione”

  1. ruben camillas on Dicembre 26th, 2008 23:28

    ….e dalla tv ho visto la rassegna stampa le immagini dei giornali i titoli giallati fluo che racchiudono le cose sicuramente più importanti, poi la faccia da sotto in su del Brondinazionale ed ho detto, te che l’Enver è arrivato anche lì!?! ed infatto poi ho letto e lì ci è finito e sono contento e non leggo mai l’unità mai letta e però sono contento perchè l’ha incastonata bella precisa in una storia ed è come precipitare dal lucernaio e finire dritti nella torta multipianomultistrato e schizzando panna gridare, ECCOMI!! e proprio lì doveva stare quella torta e proprio lì doveva finire quella firma.
    indeciso se da oggi in poi comprare l’unità -non per enver devotion, ma perchè le coincidenze ci stimolano a dare significati ed i motivi insulsi nascondono sorprese infinite-, immagino anche -sul finire dello scrivere- Enver allenatore della NAZIONALE CANTANTI INDIPENDENTI…ma questa è una cosa che succederà, poi la racconterò, adesso aspetto che succeda…eh sì…vedrai….

    enver allenatore

  2. admin on Dicembre 27th, 2008 00:53

    che bello stream! guarda, il quotidiano lo puoi trovare tutti i giorni anche in pdf sul sito, io ci scrivo poco al momento. è ben fatto e maneggevole, le firme sono belle e sono, sì, tuttora e sempre molto orgoglioso anche di questo (ce n’est qu’un) debut

    sì! facciamola! la nazionale! sto fermo alla partita blogger di urbino 2005, vinta, e a quella contro gli arctic monkeys… camillas titolari fissi!

    grazie TotoRuben fratello

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