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ManzOni / Space Barena, 25-26.6.2010

La parabola dei talenti. Bastano pochi arpeggi nel soundcheck, l’accordo minimo ed epico di “Scappi”, i fogli appallottolati che Gigi lancia dal leggio a fine spettacolo, per terra, a capire che la storia è stata ingiusta con le capacità di coloro che oggi compongono i ManzOni, e che magari la cronaca in diretta può andare diversamente. “Hey Sun” è una mirabile iniziativa che La Mela di Newton e Unwound hanno realizzato per rendere migliore l’estate musicale dei padovani, al parco Fantasia di via Ticino: concerti italiani e internazionali si susseguono in ambiente spartano e understated, con le vette dei vari Current 93, Woven Hand e Xiu Xiu. Anche per questo, l’inserimento dei ManzOni -non ancora un disco uscito, anzi appena registrato da Bruno Germano, e vedrà la luce in autunno- in pianta organica è evento da salutare con la presenza, come hanno deciso di fare un numero oscillante tra le trenta e le cinquanta unità di eroici appassionati, che hanno preso posto a corona sulle panche antistanti il ghiaino (maledetto ghiaino). L’atmosfera è elettrica, direbbero i Pooh, e per fortuna la musica non la ferma nessuno: Ho paura è la prima epifania, agli angoli le chitarre di Ummer ed Emilio, Carlo e Fiorenzo che si alternano alla batteria, Gigi magro, col soma di Moustaki ancora eretto sul microfono per il blues, il letargo non rispettato da un rospo. La voce risuona nitida nel silenzio, gli strumenti per una volta non la coprono, per Cosa ci sarà di nuovo? (titoli evinti dalla scaletta sul palco, non è detto siano definitivi) sale on stage Mattia Boscolo dei Blake/e/e/e, i suoi colpi già esperti del mezzo qualificano ulteriormente uno dei migliori brani del lotto, analogamente rarefatto: “più rosso in un bel tramonto” che nel libro sotto braccio dell’intellettuale sessantottino. Il segno del consenso è il silenzio religioso, Scrivo arriva come un macigno nero, la Qa’aba di chi si ribella al proprio stato e dimmi che non vuoi morire. Tra i brani registrati nella campagna reggiana, la nuova Confessione spicca per magnetismo, da essere curiosi di ascoltarla nella versione pura, mentre Scappi si avvia a diventare commovente cavallo di battaglia, nella speranza di arrivare al maggior numero di persone possibile… SentireAscoltare li avvicina alle produzioni Constellation, e Resti (sostantivo plurale, non verbo vocativo plorante) non fa granché per smentirla: ora Tenca si contorce, interpreta fisiognomicamente gli avanzi residui direbbe Drummond De Andrade, e quando non ha più parole segue le onde debordanti di tre, quattro chitarre in groviglio, fingendo il sereno sotto la barba canuta e gli abiti intonati. La sincerità di questo act può essere descritta solo a immagini, a colori contrastanti che diventano aggettivi oggettivi, difficilmente il tempo in compagnia della musica e delle parole dei ManzOni scorre senza lasciare sedimenti: li aspettiamo alla prossima, il 9 agosto all’auditorium di Chioggia per Ciclopoetica.

grazie a Conny Stockhausen per i video linkati

Come a squarciare un telo per il cambio set, la sera dopo si torna finalmente a mare, tra la battigia e le prime file di ombrelloni si erge il Pointbreak on the beach dei fratelli Vianello, sede una volta l’anno di appuntamenti electro con appeal per la fauna indie organizzati da quei bravi ragazzi del Frito Rebelde. Teorico, l’appeal, dato che tutto inizia sempre più tardi, ed inizia sempre più tardi perché tardi arrivano le persone cui l’evento si destina, ammesso che prima di arrivare là ci fosse veramente qualcosa importante da fare: forse le ultime fritture lecite (once in your life, before you die) prima del temuto bando… Questa sera, è di sabato 26 giugno che si parla, sono di scena gli Space Barena, da qualche tempo rivelatisi grazie a una visione uniforme prima ancora che alle bordate di synth, batteria e scratch con cui si esibiscono dal vivo: zoccoli autoprodotti, salvagente d’ordinanza, campionamenti di documentari sui pescatori di Burano e tanta sana ignoranza marinara costituiscono una seria alternativa alla dance di massa. Omero e Nicola sono Sgt.Roma e Dr.Ciste nei Captain Mantell, Ivan è DJ Muto ai cui piatti l’incarico di aprire il live set con un trittico di tesi breakbeat hiphop, coinvolgenti ma bisognosi di un MC al più presto mentre scorrono i clip girati fra pescherie e canali, più piccoli del dovuto. Nel frattempo il popolo aspettato arriva e parte pure la balera di legno là, dove sciabordano le onde sotto una luna lontana, sullo sfondo della diga: Contado è una potenziale hit single del genere, già oltre la fidget per recuperare una dimensione sintetica al movimento. Là dove volano i mojiti, una perifrastica che si bea di titoli localistici quali San Piero (nessun empito religioso, il riferimento è al noto pesce e all’isola frontaliera) sfocia logicamente nella coda di Anguilla, la traccia sdoppiata e più conosciuta all’oggi, lisca di bassi e occhi di triglia a scatenare la festa, che prosegue col djing di RRRocco e Dade, pronti a solleticare velleità batteristiche e di consolle nell’uditorio ormai numeroso. A notte… dagli altri stabilimenti i fuochi di uno stare assieme commerciale, tamarro, massificato e privo di un perché, da questa parte l’oasi, e pazienza se si dovrà aspettare un altro anno.

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