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Penisola deserta / …Nuxx

Nuxx, traduttrice e libraia su Second Life, lavora nella comunicazione al Castello dell’Edera di Riccione, si è formata una competenza speciale nel traslare contenuti della lavatrice, già negli Slumber Sonic e label owner con Hoboken Songs, Blow Music e Tafuzzy Collectors, produce videoclip con TelecomSpin e EtnoTV, cura produzioni assieme all’etichetta I Dischi della Pippola e I Dischi della Valvola, suona la batteria e il basso nei Kronic Canadians, canta i cori nei Blake/e/e/e, suona con il moniker Jocelyn Papi e Mr.Camillas, fa il roadie per dj Minaccia, lavora nella promozione Mucchio di Compost, cura il progetto solista Walk this Bosvelt, ogni tanto lancia fenomeni mediatici (Brinda Con Chuck Norris, Barack Obama Is Losing Today, Ho suonato con gli Sprinzi), è condirettore artistico di Insanamente Agolanti, ha curato la direzione artistica del Nonèchiaro festival, ha pubblicato un racconto nell’antologia “La notte dei blogger”, ha creato anche Parentesi Quadra per occuparsi dell’organizzazione di eventi nel Friuli, cura le relazioni esterne di PIM Firenze (Progetti In Medesano), sta “dietro le quinte” delle iniziative Prodigi d’Urto di StereoDrama e scrive o ha scritto per Rolling Up, IndieRock, Ondarock, Vitaminic Stone, Nero Selvaggio, Sentire Frequenze, Ascoltare Indipendenti, Pulsar Friends Magazine, ha curato la redazione dei blog Strategie della brace, eMp, Take The Ghost And Run e SeMiScriviInApnea e di altri blog di entertainment o a tema cinematografico e da qualche anno ogni dicembre appronta DiscoBravo, il referendum sui dieci dischi dell’anno più amato dai blogger italiani…

Offlaga Disco Pax – Comunicato N.2

Ho iniziato ad amare gli Offlaga quando Collini andava ancora alle scuole medie, quando ai loro concerti c’erano solo gli amici di Max e curiosi, non le fans di Enrico Fontanelli, il mio amico Enrico Fontanelli, uno strano personaggio che veniva dall’accacì anni ’90 e maneggiava materiali postpunk.
Ho assistito a prove tecniche di trasmissione quando ancora gli Offlaga facevano a scherzare e alla finale del rock contest che hanno vinto li fischiavano.
E ricordo anche il primo loro concerto che vidi a Fano, e anche il mio entusiasmo a fine concerto: mi diressi subito verso il banchetto e dissi “voglio tutto” e mi comprati 111 copie del cd in un botto.
E… niente.


Altro – Legno

Un disco fresco e piacevole come un cazzotto in bocca.
Uscirà a settembre, ma gira nel mio lettore dall’estate del 2003.
In un mondo giusto, questo disco sarebbe considerato il paradigma del romanticismo musicale moderno.
In un mondo perfetto, il viso gentile di Baronciani adornerebbe le maggiori testate nazionali, facendo impazzire le adolescenti, e mieterebbe il successo che altri urlacchianti “polygen del disagio gggiovane” riscuotono al posto suo.
In un mondo di gente che si erge suo proprio a profeta dall’alto della propria cameretta adolescenziale, forse c’è anche bisogno di una buona risata.
Chiamateli mainstream, se volete, ma hanno definito molte delle coordinate della attuale musica italiana.I veri chanteurs de geste di questo nostro mondo alla deriva, questo nostro mondo né giusto né perfetto.
E’ così.


Zu – Everybody In The Palco!

Quando eravamo teen, suonavamo in indie teen bands. Di quelle che fanno musica demenziale, indie demenziale.
Io sono stato uno Zu, ho le foto a confermare.
Due anni di passioni vissute in prima linea, momenti belli e incazzature.
Anche per loro la storia non cambia perché io ho il vizio che se un gruppo mi piace lo porto a suonare con me, è più semplice che andare in giro a cercarli anche se faccio anche questo. Non ricordo chi abbia conosciuto per primo di loro ma so che con tutti ho un rapporto speciale, e inoltre forse ancora non ci si rende conto quale importanza anzi direi peso abbia questo “collettivo” sulla musica italiana.
Il secondo Zu esce in un’estate di cambiamenti, la mia in quel 2007, e rappresenta tutte le persone incontrate in quel periodo e la serie di cose scaturite da quegli incontri, attorno al banco di regia radunano molti degli amici che una lunga stagione di musica mi aveva fatto incontrare ma anche uno strano personaggio che veniva dall’accacì anni ’90 e maneggiava materiali postpunk.

Laghetto – Canzoni Da Spiaggia Deturpata

Un colpo di fulmine. Quando nel 2002 nella nostra bella casetta a Firenze – dopo quelle 37 paste di fila in compagnia del mio coinquilino Bruno Dorella (dj degli OvO) uno strano personaggio che veniva dall’accacì anni ’90 e maneggiava materiali postpunk – ci trovammo questo bel faccione che ci chiedeva se amavamo anche noi il fuoco del fornello, il motorino che corre lungo la riviera, la mia riviera, sotto il sole, il mio sole, le trasferte, i pranzi, parlare di videogiochi, i concerti e il solito finger point urlando le canzoni e… niente fu più come prima.
Emotivamente violentissimo, urlato fino allo sfinimento e pervaso da questo senso di lutto e… niente.
Tra Devo, Rino Gaetano, Residents, Tiziano Ferro e… ancora non l’ho capito.
Uno dei migliori gruppi sconosciuti di questo paese e… mi lascia ancora indifferente.
Però come sono cresciuti dal supporting al Sailor’s Pub e… niente.


Movie Star Junkies – Sentimento Westernato

Riassumere il rock italiano in un disco soltanto: scelgo la strada più semplice, ovvero Sentimento Westernato. Italo dance da spingere ad alto volume. Anche se fossi da solo. Ammirazione continua.
Ognuno ha i suoi aneddoti su questo disco, e meglio farebbe a parlare di questi invece di lanciarsi in retorica dell’ultima ora.
E siamo troppo mainstream, e lo ascoltiamo con parsimonia, ma ogni volta è un piacere sottile. Ammirazione continua.
Mal cagati da tutti e da sempre, i Movie Star Junkies già da qualche anno scrivono alcune tra le mie colonne sonore preferite e sono il più grande gruppo italiano degli ultimi venti anni, hanno definito molte delle coordinate della attuale musica italiana. Ammirazione continua.
Nell’ascoltarli mi sono strappato i genitali per gettarli in un gorgo infuocato. Punto.
Il resto sono chiacchere da osteria o da fanboys lontani da youporn.

Baustelle – Undici pezzi facili

Bianconi è un amico, nonostante ciò non sono mai stata una fan sfegatata dei suoi lavori. Però.
Anche lui lo conosco dai tempi lontani, dal suo primo gruppo Nando Meet Corrosion, dai tempi di Berlino dove fui anche suo ospite insieme a uno strano personaggio che veniva dall’accacì anni ’90 e maneggiava materiali postpunk.
Ho in un cassetto custoditi gelosamente i suoi provini, quelli registrati che neanche si capiva cosa diceva, eppure la rabbia si sentiva tutta.
Avevo quindici o sedici anni comunque scarsi ed era un’altra vita. Ma un po’ me l’hanno cambiata, e poi è confluita in questa. Alcune frasi si ficcano in testa e non escono più.
Un piccolo grande capolavoro.
Un disco che ha dato consapevolezza a tutto l’ambiente di come fosse possibile, anche all’interno delle quattro mura di un Paese che ci è troppo spesso sembrato provinciale, realizzare un lavoro di stampo autenticamente internazionale.
Perché Bianconi è con me, con gli alti e bassi, ma è sempre lì.

Gravida – Tornare Nella Terra

L’estate del 2005 sarà sempre legata al ricordo di questo fenomeno che si allarga a macchia d’olio grazie al passaparola tra appassionati e che diventa, quasi senza accorgersene, un nome tenuto in considerazione da un pubblico ben più allargato rispetto alle poche centinaia di soliti noti e riesce a creare delle vere e proprie immagini perfettamente esemplificative degli sconvolgimenti interiori, dolci o repentini, piacevoli o distruttivi, di quando eravamo teenager.
Perchè dice molte cose anche se non c’è una parola che sia una dentro.
Con l’ottima IOIOI, uno strano personaggio apolide e nomade che in quel momento stava aggirandosi in Italia, che in Italia stava facendo un disco e che di lì a poco sarebbe scomparso improvvisamente, non potevo poi non interagire artisticamente. Speriamo che capiti di nuovo.
Patrizia ha talento, è geniale, ha il physique du role, la sua creatività mi strabilia, e ha carattere.
Infine è romantica, vagamente new wave, elettronica postmoderna e folk antico: ecco il suo mix vincente.

Bob Corn – A Quiet Place

In una delle mie vite precedenti, un pomeriggio d’inverno, la sua delicata poesia mi salvò la vita.
Eravamo in riva ad un lago.
Perchè Tizio rappresenta più di chiunque altro questi anni zero, perchè la stima per lui è infinita, come la forza di queste dieci canzoni. Perchè è l’unico che alla fine di ogni concerto, stanchissimo, senza avere mangiato, si metta a fare un “meet and greet” con ogni singolo fan. Perchè lo abbiamo scoperto prestissimo, e una volta trovato, è stato impossibile abbandonarlo anche solo per chiudere gli occhi e lasciarsi portare in riva ad un lago.
E ’sti cazzi’.


Onq – One Nation Under A Grande Cassa

Se Onq fosse Gioacchino Turù, se Gioacchino Turù fosse Mr.Brace, se Mr.Brace fosse Fabri Fibra, se Fabri Fibra fosse ?Alos, se ?Alos fosse Dente, se Dente fosse Morgan, se Morgan fosse Onga, se Onga fosse Maolo, se Maolo fosse Emidio Clementi, se Emidio Clementi fosse Valeria Rossi, se Valeria Rossi fosse Vasco Brondi, se Vasco Brondi fosse Jacopo Andreini, se Jacopo Andreini fosse Cesare Cremonini, se Cesare Cremonini fosse il Califfo e se i Subsonica fossero morti, avremmo qualcosa da sbandierare in classifica.
Alla faccia delle droghe leggere e dei sold-out al Circolo Disintoxication.
Quest’uomo, un poeta sgangherato ed espatriato, uno strano personaggio che veniva dall’accacì anni ’90 e maneggiava materiali postpunk, è bellissimo, ma meno della cosa migliore degli ultimi 10 anni.
Ricordo ancora la prima volta che sentii Oratorio Faster dal vivo: i padiglioni auricolari mi scesero ai talloni, liquefatti.
Parlava di me, del mio mondo, c’erano dentro i miei riferimenti e tanta poesia.
La mia amica Violetta Beauregarde dice sempre, lauperianamente, “offuscati dalla dimensioni del mio caos, siamo troppo suggestionabili”, citando un disco di Pernazza (in realtà è un cd masterizzatomi da lui in persona con un po’ dei suoi pezzi).

Uochi Toki – Mezza Luna Piena

Senza dubbio la band di cui ho visto più concerti in assoluto.
Perchè erano altri tempi e perchè c’era tempo per i concerti.
Perchè nell’essermi unito agli sforzi di Rico e Napo, ha pesato anche l’aver bruciato questo disco.
Uno dei più americani mai concepiti da un gruppo italiano, ma tanto di cappello allo stato di grazia di Rico (che non tornerà più a questi livelli, anzi, vi si allontanerà sempre, sempre di più…)
Come sopra: ’sti cazzi’, almeno finchè Napo compensa la forma con i contenuti egregiamente come sta facendo: tipico caso in cui si può essere d’accordo o meno, ma si rimane ugualmente colpiti.
A volte le cose storte sono quelle più belle, le virate improvvise, arrivare dove gli altri non si aspettano di vederti arrivare. Tutto questo è Mezza Luna Piena.
Perché mi ricorda a 17 anni i miei giri per l’Europa con Napo in autostop o più spesso in treno ed in particolare motorino, il motorino di Rico.
Prima ero figlio di due genitori, poi sono diventato il figlio della mamma di uno strano personaggio che veniva dall’accacì anni ’90 e maneggiava materiali postpunk.
Ecco, come chiusura mi piace.

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