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Songswap,c’è Trovarobato Netlabel

Fino a sabato tutti sono più buoni. Figurarsi una label come Trovarobato, che già dall’estate (“conosciamo i tempi dei nostri artisti”) ha lavorato al dono: uno swap dove quattordici entità a sè riconducibili interpretano i brani degli altri nel roster, secondo la convinzione che great minds think alike e da un procedimento consimile sorgano le creazioni più sconvolgenti.

Il “parcheggio digitale per scambisti sonori” è una compilation che sarà in free download dal sito dell’etichetta based on Bologna da mercoledì 22 dicembre, e anticipa il lancio della divisione Trovarobato Netlabel che avrà luogo a gennaio con il nuovo album di Zona MC. Per chi invece amasse tuttora il contatto con il supporto fisico, Trovarobato ha deciso di mettere a disposizione dei fan un’edizione limitata e numerata su musicassetta, la cui copertina è stata disegnata da Eeviac.

Il sesto stato onirico di IOSONOUNCANE diventa ancora più minimale nelle mani dei Baby Blue,  per la prima volta cimentatisi con l’italiano: ricorda certe modalità sociopatiche dei Piet Mondrian con una maggior vis chitarristica ed esalta ulteriormente la bontà delle liriche. I Mariposa tout puissant esportano nel tempo Sofa-ha degli Addamanera, svagato elettropop piccino da rotativa che tiene il ritmo dall’inizio alla fine e che Alessandro Fiori riesce a far propria anche vocalmente. Dino Fumaretto traduce in italiano e nel suo piano-style Rustling di Samuel Katarro che acquisisce triste solennità progressiva, come dei Tears For Fears all’obitorio e Morgan alla voce: “io e te finiremo con tanti regali” sulle scale… Gli Eterea Postbong Band, neopadri in Rigon, campionano Bigazzi felinofago e scacciapensieri per la alt.version di Cose da non fare il gatto -Musica Per Bambini- ironizzando sul proprio essere vicentini: “ostregheta, o-stregato” e altri calembour vocali apprezzati per ovvi motivi qua in Ambasciata, brano esilarante che si candida a epigono di un anno anche considerando la pregnanza della traccia di partenza. Der Maurer è Enrico Gabrielli nella sua accezione classica contemporanea, tra gli esperimenti annovererà questa vaudeville industriale per Fuck the world dello stesso Billoni/Fumaretto, investita da un plotone di spari e dilaniata nella voce da rumori e strumenti a bassa fedeltà, nello spirito di Parade; ma che il genio sia in Jacopo Incani non ci sono dubbi, dato il suo megamix di uscite Trovarobato che in quasi sei minuti ingloba in maniera irriconoscibile i solchi glassati delle precedenti release entro un borborigmo del sonno. Addamanera sugli scudi, anche Adriano Modica ne rende tributo con Neurogenesi e le prime ad accorgersene sono le vibrisse del telefono mobile che chiedono a se stesse se sono impazzite across the universe, quello che dice il pezzo è che bisogna andarsi ad ascoltare, molti per la prima volta, le melodie liquide anzi Liquìdo degli Addamanera… Alberto Mariotti aka Samuel Katarro restituisce la pariglia ai Baby Blue decostruendo la loro Don’t ask me why, “studio in quattro tentativi di esecuzione” con la chincaglieria bluesy che apre le porte a lallazioni inconsulte, installazioni beatlesiane, cantieri programmatici, pive e oli d’oliva prima del pezzo vero e proprio, un fingerpicking… che non c’è, è una presa in giro, ma talmente fatta bene che. Ed eccoli gli Addamanera e Daniele Calandra, alle prese con La luna ha molto tempo da buttare, primo recupero dal catalogo Mariposa e brano fioriano anzichenò, sospeso come fili della biancheria tra una chiesa e l’altra: sebbene interlocutorio, vive di piccole tensioni sotterranee, bisognose di un set and setting buio e appropriato. Hobocombo, segnatevi questo nome: stanno per pubblicare, appunto con Parade, un disco molto bello e intanto bypassano Sombrero mescalero sempre di quei Mariposa per i quali Rocco Marchi (1/3 degli Hobocombo assieme a Francesca Baccolini e Andrea Belfi) suona chitarra, basso e moog: il trio veronese gioca sulle ritmiche creando un’atmosfera di raffinato straniamento grazie ai loop vocali e alle variazioni climatiche, nuvole che passano e mantengono uno splendido equilibrio tra concetto e pratica. Federico Squassabia è un pianista di improv-jazz, edito Parade, e porta sulla cattedra Indossai di Alessandro Grazian, che diventa decisamente un’altra cosa, qualche nota si riconosce all’inizio poi prende il sopravvento quella trasformazione intelligente e personale di una forma standard con cui nei paraggi del Magazzeno di porta Mascarella si sono sempre dilettati, “un sorriso da combattimento” (cit.). Ultimi fuochi coi sovvertitori più spinti: Musica Per Bambini -ma quando avremo un disco nuovo?- traspone nel suo cosmo Specchietto di Fiori/Orvieti/Giusti/Marchi/Canè/Gabrielli/Cimino cioè i Mariposa, facendola cominciare con un rutto e macinandone un remix a partire dalla voce di Alessandro dilatata, assorbita da spugna, perforata da piercing sonori, devastata da bombe, messa in ritmo 8bit, procedura che potrebbe bellamente essere applicata a gran parte del pop contemporaneo. E ultimi ma non ultimi, i numerosi Zzolchestra -altro tip da annotare sul taccuino, quantunque dimostrino di poter osare anche più- truccano Medrogolis (la città della gioia) in quota Eterea, portandola dalla giostra al circo e comprandole anche lo zucchero filato: una scelta obbligata, la divisione in momenti, dicendo già molto la fonte.

Il cambio di connotati è cifra distintiva di un nucleo artistico perennemente in grado di mettere in gioco se stesso e prendersi poco sul serio ma con molta serietà. Se ne riscontrate altri così prolifici e assidui, fatemi un fischio.

Eterea Postbong Band – Come cucinare il gatto by Trovarobato

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